La famiglia di Daniela e Giorgio
Oh, mi sembra di conoscerla! È la mamma dei miei figli e, per sempre, la mia Daniela soprannominata da me, affettuosamente, da tempo immemorabile"poldarella".
Quanto tempo passato assieme! Donna dalla personalità forte e determinata: la casa di Rovereto e quella di Bellaria di Cei sono belle realtà, in primis dovute a una sua precisa volontà. Dotata di mentalità, pratica e concreta, priva di fronzoli inutili.
In cucina è certamente numero uno, non c’è piatto che non ottenga punteggi altissimi, e l'approvazione dei commensali. Che abbia preso dalla sua mamma?
Riguardo l’arredo della casa è una fucina di idee e di fantasia, che trovano sempre la mia approvazione. In questo 2021 s'è specializzata nella ricerca delle cosiddette "Offerte" nei vari supermercati locali; impossibile trovarla impreparata o in ritardo.
Per le piccole riparazioni, spesso, le faccio da "bocia", riconoscendole una capacità manuale difficile da riscontrare in una donna. Ecco perché, talvolta, l'appellativo di "Renzo in gonnella" è quanto mai pertinente.
Attualmente - anno scolastico 2019/2020 - è ancora insegnante presso la Scuola Elementare di Borgo Sacco. Anche in quel contesto non manca mai di farsi apprezzare, quasi unica, in attività extrascolastiche - addobbi pasquali, natalizi, compleanni, in occasioni di feste, ecc.
Ma, intanto, il tempo corre veloce non volgendo indietro mai lo sguardo. Ma, anche per lei, il "treno lavorativo"è giunto al capolinea, da settembre 2020 in pensione!
Amante, anche lei, come la sorella Nadia della lettura, mostre, teatro, mercatini, e belle "poltrite" sul divano, magari sorseggiando un caffè o tè servito da quel "por om del Giorgio".
Quasi sette anni di vita in "solitudine", unita al bellissimo e terapeutico silenzio di Bellaria di Cei, hanno cambiato profondamente questa persona e per questo tralascio qualsiasi giudizio.
E i "mostri" - timidezza, vergogna, imbarazzo, angoscia - che hanno accompagnato la mia vita fin dall'età dell'infanzia, come zecche schifose che s'attaccano senza essere invitate, giorno dopo giorno sono spariti come la neve in una assolata tiepida giornata d'inverno.
Quanto tempo c'è voluto, sicuramente troppo. Un vero peccato che ciò sia avvenuto in così tarda età. Ma quando al nastro di partenza si parte svantaggiati per colpa della perfida volontà cattiva al "femminile" - rinchiuso al buio dietro quella maledetta porta, senza possibilità di riaprirla - e quando si fa tutto da solo, senza l'aiuto di chicchessia; tutto diventa più difficile, fino a pensare che la soluzione del "problema" sia irrisolvibile. E questo lungo, lungo tempo è l'unico grande, grande rammarico.
Ma se la vita mi sarà ancora amica, sicuramente avrò la possibilità di prendermi una rivincita sul tempo andato via. Gli "angoli" che hanno segnato pesantemente la mia vita, ora si sono trasformati in morbide e sinuose "curve".
E già da un bel po', l'albero della mia "rinascita" ha messo grandi, solide radici, e sta crescendo sempre più.
Il tempo, sicuramente, sarà mio buon testimone!
Difficile scrivere qualcosa, troppi i ricordi che s'affollano nella mia mente…
Riavvolgendo il film della vita, ora mi sovviene quando in bici ti portavo, zainetto in spalla alla stazione dei treni. E tu, dall'alto, calottina rossa in testa eri un festival di felicità e risate. Braccia rivolte al cielo, e la gente ci guardava divertita. E poi quando il treno s'avvicinava con il suo sferragliare tu avevi paura, ed io ti stringevo forte forte dicendoti: "Non aver paura, sei con il tuo babbo". E tu lo salutavi quando si allontanava.
Poi sei cresciuto… Il ricordo va all'esame di maturità. Ricordi? Ti spiavo da lontano, dietro a una colonna per non farmi vedere. Poi, immediatamente prima dell'esame, chiedesti ai numerosi presenti dei fazzolettini per asciugarti il sudore delle mani. Ed io fui lesto a lanciarteli, e in quel gesto c'era tutto il mio incoraggiamento.
Qualche anno dopo l’esame di tesi di laurea magistrale: la tua splendida esposizione davanti alla commissione di laurea e poi quel 110!
Ritorna prepotentemente alla mente anche la tua prima splendida conferenza a Nomesino, davanti a un centinaio di persone. Emozioni, ricordi che sono scolpiti nella mia mente e nel cuore e che il tempo, per quanto s'adoperi, non potrà mai cancellare.
Il pensiero ora va all'oggi: un oggi che ti vede all'altro capo del mondo - nella tua amata Australia - lontano migliaia e migliaia di chilometri, ma solo fisicamente perché il pensiero di chi ti ama, t'accompagna passo dopo passo…, io sono lì, con te.
12 novembre 1996.
Io che aspetto, impaziente, lungo un corridoio dell'ospedale. Tu, incolpevole, ti fai attendere. Quella porta che rimane ancora chiusa da troppo tempo. Non capivo il perché di un ritardo così lungo. Poi, finalmente, la porta si apre e intravedo un infermiere spingere una culla termica. Ricordo di aver gettato uno sguardo non capendo, lì per lì, chi fosse il "piccolo passeggero". E mentre svoltava l'angolo per raggiungere l’ascensore, un dubbio: e se fosse il mio bimbo? Ricordo che ti rincorsi prima che le porte si chiudessero, eri proprio tu, il mio Tommaso! Nell’ascensore ti guardavo, mentre il mio cuore batteva all'impazzata e gli occhi mi si inumidivano.
E intanto il tempo che va, se ne va via inesorabile, veloce, sicuramente troppo. Ora ti ritrovo, grande, autonomo e impegnato nel tuo lavoro. Un lavoro che ti piace, che ti fa apprezzare agli altri e a te stesso per il tuo impegno, la curiosità e la voglia di imparare e migliorare.
Ora la tua casa, il tuo mondo, per molti mesi l'anno è a migliaia di chilometri lontano da casa, nella bella Sardegna. Ma la lontananza è sopportabile, sapendoti contento, soddisfatto. Chiudo gli occhi e immagino…, "Scusi barman, un Alexander per favore, con tanta panna"!
Dopo tanto "girovagare", il destino t’ha voluto vicino a casa - all'"Osteria al Pettirosso", a Rovereto - con una responsabilità di lavoro che mi fa sentire orgoglioso di te.
29 aprile 2022
Ma il destino a volte può voltare pagina di fronte alla giusta ambizione, alla voglia di mettersi in discussione e affrontare la vita con coraggio, ostinazione, caparbietà.
E a proposito di valigie, quella di Tommaso è ancora aperta, piena di sogni concreti, tangibili, realizzabili.
La tua casa, il tuo lavoro, ora, è in un posto meraviglioso, a Porto Piccolo, vicino a Trieste.
È vero, la nostra casa a Rovereto è rimasta vuota della tua presenza e quella di Federico. Ma risuona sempre di dolci ricordi, nella consapevolezza di sentirvi contenti e impegnati nel lavoro.
12 dicembre 2022
Ancora con la valigia in mano..., questa volta, addirittura, dall'altra parte del mondo, in Australia a Sydney.
Chi l'avrebbe mai detto che tra di noi ci sarebbe stato il mare, l'immenso cielo, una distanza incredibile.
Il tuo cuore e quello di Federico, seppur lontani, battono insieme a noi. Quello della vostra mamma e del vostro babbo.
Che la vita vi sia Amica!
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